segunda-feira, 20 de fevereiro de 2012

Sonetti lussuriosi, di Pietro Aretino

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Marte, maledettissimo poltrone!
Così sotto una donna non si reca,
e non si fotte Venere alla cieca,
con assai furia e poca discrezione.

- Io non son Marte, io son Hercol Rangone,
e fotto qui che sete Angela Greca;
e se ci fosse qui la mia ribeca,
vi sonerei fottendo una canzone.

E voi, Signora, mia dolce consorte,
su la potta ballar faresti il cazzo,
menando il culo in su, spingendo forte.

- Signor sì, che con voi, fottendo, sguazzo,
ma temo Amor che non mi dia la morte,
colle vostr'armi, essendo putto e pazzo.

- Cupido è mio ragazzo
e vostro figlio, e guarda l'arme mia
-------------per sacrarle alla dea Poltroneria.
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