“SEXUS”,
di Henry Miller
Sin
dall'inizio Ida non mi era piaciuta, non a causa del suo comportamento con
Woodruff, ma per istinto. Ida, a sua volta, si sentiva a disagio alla mia
presenza. Non sapeva proprio come regolarsi con me. Non la criticavo mai, ma
nemmeno l'adulavo; mi comportavo come ci si comporta con la moglie di un amico,
e niente di più. Lei non era soddisfatta di un simile atteggiamento,
naturalmente. Voleva portarmi nella sfera del suo incantesimo, costringermi a
camminare in equilibrio sulla corda come aveva fatto con Woodruff e con altri
suoi corteggiatori. Strano a dirsi, non ero mai stato più immune ai fascini di
una donna. Me ne infischiavo di lei, semplicemente, come persona, sebbene mi
domandassi spesso come potesse essere a letto, per così dire. Me lo domandavo in
modo distaccato, ma, non so come, questa curiosità si comunicò a lei, le penetrò
sotto la pelle.
A
volte, quando passavo la notte a casa loro, ella si lagnava a voce alta, dicendo
che non voleva essere lasciata sola con me. Woodruff era in piedi sulla soglia,
sul punto di andare al lavoro, e Ida fingeva di essere preoccupata. Io rimanevo
a letto, aspettando che mi portasse la colazione. E Woodruff le diceva: «Non
parlare così, Ida. Non ti farà alcun male... gli affiderei anche la mia vita».
A
volte scoppiavo a ridere e gridavo: «Non stare a crucciarti, Ida, non ti userò
violenza. Sono impotente».
«Tu
impotente?» strillava lei con simulato isterismo. «Tu non sei impotente, sei un
libertino ecco cosa sei.»
«Portagli la colazione», diceva Woodruff, e se ne andava al lavoro.
Ida
odiava l'idea stessa di dovermi servire a letto. Non lo faceva per suo marito e
non riusciva a capire perché dovesse farlo per me. Consumare la colazione a
letto era un lusso che non mi consentivo mai, tranne che in casa di Woodruff. Lo
facevo volutamente, per irritarla e umiliarla.
«Perché non ti alzi e non vieni a tavola?» diceva.
«Non
posso... ho un'erezione.»
«Oh,
finiscila di parlare di queste cose! Non sai pensare ad altro che al sesso?» Le
sue parole lasciavano capire che per lei il sesso era orribile, osceno,
semplicemente odioso; ma i modi stavano ad attestare tutto l'opposto. Era una
cagna lasciva, frigida soltanto perché aveva il cuore di una sgualdrina. Se le
facevo scorrere la mano su per la gamba quando mi metteva il vassoio in grembo,
diceva: «Sei soddisfatto? Tasta bene, già che ci sei. Vorrei che Bill potesse
vederti, vedere che amico leale ha».
«Perché non glielo dici?» le domandai un giorno.
«Non
mi crederebbe, il tontolone. Penserebbe a una mia manovra per farlo ingelosire.»
La
pregavo di prepararmi il bagno. Ida fingeva di sollevare difficoltà, ma lo
preparava ugualmente. Un giorno, mentre, seduto nella vasca, mi stavo
insaponando, notai che aveva dimenticato gli asciugamani. «Ida», gridai,
«portami qualche asciugamano!» Entrò nel bagno e me li porse; indossava una
vestaglia di seta e aveva le calze di seta. Mentre si chinava sulla vasca per
mettere gli asciugamani sul sostegno, la vestaglia si aprì. Mi sollevai in
ginocchio e le affondai la faccia nel vello. Accadde così rapidamente, che non
ebbe il tempo di ribellarsi, o almeno di fingere di ribellarsi. Dopo un attimo,
l'avevo assieme a me nella vasca, con le calze e tutto; le tolsi la vestaglia e
la gettai sul pavimento. Lasciai le calze... rendevano il suo aspetto più
lascivo, più tipo Cranach. Mi ridistesi e la tirai su di me. Era proprio come
una cagna in calore, mi mordeva dappertutto, ansimava, boccheggiava, si
contorceva come un verme infilzato nell'amo. Mentre ci stavamo asciugando, si
chinò e prese a mordicchiarmi la verga; sedetti sull'orlo della vasca e lei si
inginocchiò, prendendola in bocca. Dopo qualche tempo, la feci alzare e
piegarsi; poi glielo misi da tergo. Aveva una piccola potta succosa che mi si
adattava come un guanto. Le morsi la nuca, i lobi delle orecchie, il punto
sensibile sulla spalla e, nel ritirarmi, le lasciai il segno dei denti sullo
splendido culetto bianco. Non una parola venne pronunciata. Dopo che tutto era
finito, andò in camera sua e cominciò a vestirsi; la sentii canticchiare
sommessamente tra sé e sé. Mi stupì molto il fatto che fosse capace di esprimere
la propria tenerezza in quel modo.
Da
allora in poi, aspettava soltanto che Woodruff fosse uscito per gettarmisi
addosso.
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